Allo scopo di limitare l'inarrestabile decadimento morale dei Veneziani,  la Serenissima in varie riprese ha legiferato in materia di Carnevale e ha regolamentato l’uso delle maschere e dei travestimenti.

La storia della maschera veneziana inizia già nel 1268, anno a cui risale la più antica legge che limita l'uso improprio della maschera: in questo documento veniva proibito agli uomini in maschera, i cosiddetti mattaccini, il gioco delle "ova" che consisteva nel lanciare uova riempite di acqua di rose contro le dame che passeggiavano nelle calli.

Sin dai primi del '300 cominciarono ad essere sempre più numerose le leggi che promulgavano decreti per fermare il libertinaggio dei veneziani del tempo e per limitare l’uso esagerato delle maschere.
Era proibito indossare la maschera nei periodi che non fossero quelli di carnevale e nei luoghi di culto, così come erano proibite le armi e gli schiamazzi di gruppo. L'uso della maschera veniva proibito alle prostitute e agli uomini che frequentavano i casini. Questo perché spesso la maschera era usata per celare la propria identità e per risolvere affari poco puliti o portare avanti relazioni curiose.

La produzione di maschere si era così intensificata che nel 1773 esistevano ufficialmente 12 botteghe di maschere a Venezia: poche se si considera l’uso che se ne faceva in quegli anni. La richiesta di maschere ed il loro utilizzo era tale per cui si cominciarono a fabbricare molte maschere "in nero", dando lavoro a tante persone e riuscendo così a intensificare la produzione e la diffusione a livello europeo.

Nel 1600 si abusava talmente dell'uso della maschera che al governo della Serenissima toccò fare delle regole che ne limitassero l'uso improprio e che invece ne scandissero l'obbligo in cerimonie ufficiali e feste pubbliche.
Una serie di decreti del Consiglio dei Dieci, limitarono infatti l’uso della maschera ai giorni di Carnevale e alle feste ufficiali prevedendo in caso di trasgressione pene molto pesanti.
Queste infatti, venivano usate durante molti mesi dell’anno: dal giorno di Santo Stefano, che segnava l’inizio del Carnevale veneziano, sino alla mezzanotte di Martedì Grasso che lo concludeva. Vista l'usanza di molti nobili Veneziani che andavano a giocare d'azzardo mascherati per non essere riconosciuti dai creditori, nel 1703 vengono proibite per tutto l'anno le maschere nei Ridotti, cioè le case da gioco veneziane. Nel 1776, una nuova legge, questa volta atta a proteggere l'ormai dimenticato "onore di famiglia", proibiva alle donne di recarsi a teatro senza una maschera,  la bauta, o il volto e il tabarro.

Dopo la caduta della Repubblica, il Governo Austriaco non concedette più l'uso delle maschere, se non per feste private o per quelle elitarie. Con l’inizio della dominazione austriaca il carnevale di Venezia attraversò una fase di decadenza. Il governo italico si dimostra più aperto ma questa volta sono i Veneziani ad essere diffidenti: ormai Venezia non era più la città del Carnevale ma solo una piccola provincia dell'Impero, quindi senza più libertà. Durante il secondo governo austriaco fu permesso di nuovo di utilizzare le maschere durante il Carnevale.

 

 

 

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