La parola ghetto, infelicemente nota in tutto il mondo, ha origini veneziane. Nasce proprio qui nel XVI secolo il primo luogo di isolamento degli ebrei il cui toponimo pare abbia avuto origine dalla presenza nella zona di antiche fonderie pubbliche dove si gettavano (cioè si fondevano) le bombarde. La parola veneziana gèto, probabilmente a causa della pronuncia influenzata dall’accento tedesco, diede origine al vocabolo ghetto.

La presenza ebraica a Venezia risale al medioevo, tuttavia la documentazione in merito è abbastanza imprecisa. Ne troviamo riferimento in un documento del 1152, relativo al censimento di quell'anno, e in un altro scritto del 1290, dove si cita una tassa imposta ai mercanti ebrei. In questi anni gli ebrei potevano spostarsi e vivere liberamente il laguna e nell'entroterra contiguo.

Tra il XII e il XVI secolo la comunità ebraica di Venezia subì un forte incremento: giunsero ebrei tedeschi, spinti dal grave clima di intolleranza sorto nelle loro terre, ebrei bizantini in fuga dall'incalzare dei Turchi, e infine spagnoli e portoghesi, in seguito alla nota espulsione del 1492.
Se prima la comunità ebraica viveva in un clima di tolleranza, dopo questo cospicuo incremento dei suoi membri,  il 29 marzo 1516 il Consiglio dei Pregadi dispose che tutti gli ebrei dovessero obbligatoriamente risiedere in un'isola di Cannaregio denominata Ghetto (successivamente Ghetto Vecchio).
In quest’area circondata da alte mura, i cui accessi erano presidiati da guardie armate e di notte chiusi da robusti portali (alcuni cardini sono ancora oggi in parte visibili), gli ebrei erano costretti a vivere e da essa non potevano uscire dall’alba al tramonto.

Dal momento che la comunità prosperava e si espandeva, gli edifici iniziarono a svilupparsi verticalmente a causa della ridotta superficie disponibile. Le abitazioni raggiunsero gli otto piani di altezza, cosa molto rara a Venezia e che rende ancora oggi questa zona particolare e suggestiva.
Col tempo l’area urbana di pertinenza ebraica aumentò inglobando nel 1541 un’isoletta vicina, poi nota come Ghetto Nuovo, e nel 1663 un’altra appendice, da allora denominata Ghetto Nuovissimo.

Durante il 1500 vennero edificate varie sinagoghe, una per ogni gruppo di omogenea provenienza.
Questi luoghi di culto, che sono difficilmente riconoscibili dall’esterno, erano dette anche Scuole, o meglio Scole, e sono cinque: la Scola Grande Tedesca (1529), la Scola Canton (1531-32), askenazite, e la Scola Italiana (1575), che si trovano sul Campo del Ghetto Nuovo; la Scola Spagnola e la Scola Levantina (1538), sefardite, che sorgono nel Ghetto Vecchio.

Il Ghetto continuò ad esistere come tale per oltre due secoli e mezzo, fino a quando nel 1797 Napoleone ed i francesi conquistarono Venezia e finalmente eliminarono i cancelli e le restrizioni: gli ebrei furono così liberi di andare a vivere in altre zone della città.

La comunità ebraica di Venezia è molto ridotta rispetto al passato; mentre una volta si contavano alcune migliaia di membri oggi sono solo 500, di cui una buona parte vive fuori Venezia. E' doloroso ricordare che durante la seconda guerra mondiale vennero deportate dal Ghetto di Venezia oltre 200 persone nei due tragici giorni del 5 dicembre 1943 e 17 agosto 1944.

Si trovano nel campo del Ghetto Nuovo la Casa Israelitica di Riposo e il Monumento all'Olocausto (1980), opera dello scultore lituano Arbit Blatas, dedicato alla comunità ebraica ai suoi deportati. Vi sono inoltre dei piccoli portici con colonne che ospitavano botteghe artigianali e banchi di pegno. L’usura era infatti un’attività creditizia praticata dagli ebrei poiché ai cristiani era impedita da motivi religiosi, in quanto si riteneva contrario alla morale lucrare interessi su somme di denaro date in prestito.
Oggi, l’attività principale del Ghetto è il turismo.

Si trovano qui varie attività commerciali dove poter acquistare prodotti kosher (ovvero preparati nel rispetto delle norme alimentari ebraiche): alcuni negozi, un ristorante, una pizzeria, un panificio, una caffetteria e una gelateria. I dolci ebraici tipici del Ghetto di Venezia sono: le "Orecchiette di Amman", con ripieno di frutta, le "Bisce" dalla caratteristica forma a esse, gli "Zuccherini" e le "Azime Dolci" dalla forma a ciambella.

 

 

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