La storia fa sentire il suo peso a Venezia, una città talmente ricca di tesori artistici e architettonici del passato che non sembra prestarsi troppo a offrire anche spazi all’arte contemporanea. Eppure fu proprio qui che nel 1895 ebbe luogo la prima “Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia”, in seguito diventata Biennale di Venezia.
 

Fin dalla sua prima edizione, l’esposizione si svolse ai Giardini (fermata linea 1 e 82 Giardini), dove nell’inverno tra il 1894 e il 1895 fu costruito il Padiglione Italia, su progetto dell’architetto Enrico Trevisanato, mentre la facciata neoclassica è opera del pittore veneziano Marius De Maria.
Tra il 1907 e il 1914 furono poi costruiti alcuni Padiglioni nazionali: quello del Belgio, della Germania, della Francia, della Gran Bretagna, dell’Ungheria e della Russia. Altri seguirono negli anni successivi, ed è proprio l’eclettesimo degli stili architettonici, alcuni dei quali richiamano le architetture tradizionali dei rispettivi Paesi, a fare dei Giardini della Biennale un luogo di grande fascino, che l’aspetto un po’ trascurato non fa che aumentare.

A partire dagli anni Novanta vengono utilizzati come spazi espositivi della Biennale anche alcune suggestive aree dell’antico Arsenale, in particolare le Corderie, dove si costruivano le funi delle navi, le Tese, dove venivano preparate le Vele e le Gaggiandre: l’Arsenale, insieme al Padiglione Italia, è diventato così il luogo in cui i curatori presentano gli artisti da loro scelti, mentre gli artisti che espongono nei Padiglioni nazionali sono scelti dai Ministeri della Cultura dei rispettivi Paesi. Ogni due anni la Biennale offre così una vasta panoramica della produzione artistica mondiale.

Tornando verso Piazza S.Marco a piedi lungo la Riva degli Schiavoni oppure con il vaporetto (fermata S. Zaccaria o Vallaresso), ci si imbatte in una delle istituzioni più importanti per l’arte contemporanea a Venezia: la Fondazione Bevilacqua La Masa, situata proprio sotto i portici delle Procuratie Nuove, vicino al Museo Correr. La Fondazione nacque nel 1898 per volere della duchessa Felicita Bevilacqua La Masa, che alla sua morte lasciò al Comune di Venezia il suo palazzo sul Canal Grande, Ca’ Pesaro, a patto che diventasse un luogo per la cultura artistica cittadina. Dal 1908 al 1924 le salette del piano ammezzato furono la sede di esposizioni di nuovi talenti organizzate da Nino Barbantini, e videro affermarsi alcuni tra gli artisti più importanti della scena italiana, tra cui lo scultore Arturo Martini e i pittori Gino Rossi, Umberto Moggioli e Felice Casorati.

In seguito, Ca’ Pesaro è diventata sede della Galleria d’Arte Moderna (fermata linea 1 S. Stae), e attualmente ospita opere di grandi artisti italiani e stranieri, tra cui Chagall, Kandinsky, Morandi, De Chirico, Jean Arp, Moore, Max Ernst, Alexander Calder.
La Fondazione ha spostato invece la sua sede in Piazza San Marco, dove dal 1999, anno del centenario, ha ospitato importanti mostre di artisti contemporanei, tra cui Jean-Michel Basquiat, Louise Bourgeois, Milton Glaser, Shirin Neshat, Kim Sooja.
Una seconda sede, Palazzetto Tito, è situata invece tra campo S.Barnaba e campo S. Margherita (fermata linea 1 Ca' Rezzonico), sulla fondamenta del rio di S. Barnaba. E’ questa la sede destinata ai giovani artisti, con cui la Fondazione prosegue la sua missione di valorizzazione e sostegno dell’arte emergente. Ogni anno infatti viene bandito un concorso rivolto a giovani artisti residenti o domiciliati nel Triveneto per partecipare a una mostra collettiva, allestita negli spazi della Fondazione stessa. Agli artisti sono inoltre destinate borse di studio e premi speciali, nonché la possibilità di usufruire per un anno di un atelier dove lavorare. Anche gli atelier, attualmente ospitati nell’ex convento dei SS Cosma e Damiano alla Giudecca, diventano a volte sede di esposizioni in cui gli artisti presentano al pubblico il loro lavoro.

La zona intorno a Piazza S. Marco è storicamente anche la sede di molte gallerie d’arte: in Calle degli Albanesi, che si diparte dai “Piombi”, le antiche prigioni di Palazzo Ducale, si trova la galleria di Michela Rizzo, che espone artisti giovani ma già affermati, come il russo Serghey Shutov, la coreana Soyeon Cho, l’americano Lawrence Carroll, accanto a un nutrito gruppo di artisti italiani.
Intorno al Teatro La Fenice si trova la Galerie Bordas, specializzata in grafica, che espone stampe originali di artisti del calibro di Zoran Music, Dubuffet, Mirò, Picasso, Mimmo Paladino ed Enrico Baj.

Dalla Fenice ci si può dirigere a piedi verso S. Samuele, attraversando campo S. Stefano, sede di un’altra storica galleria veneziana, la Galleria S. Stefano, fondata nel 1949 da Giorgio Zamberlan e attualmente gestita dal nipote Roberto: qui De Chirico, amico personale del gallerista, esponeva ogni anno, qui hanno esposto De Pisis, Morandi e Sironi tra gli altri. Tali presenze sono state fondamentali per la vita artistica della città e la galleria ha svolto un importante ruolo per generazioni di artisti che si sono formati in laguna, come Vedova, Santomaso, Pizzinato, Gianquinto che qui si potevano confrontare con i maestri.

Da campo S. Stefano imboccando calle delle Botteghe e poi girando a sinistra in Salizada S. Samuele si raggiunge campo S. Samuele (raggiungibile anche in vaporetto con la linea 82, fermata S. Samuele): qui si trova il settecentesco Palazzo Grassi, già sede di grandi mostre e riaperto recentemente dopo essere stato acquisito dal magnate francese François Pinault, che lo ha scelto come sede espositiva per la sua vasta collezione di arte contemporanea. 

Nei pressi di S. Samuele, in Calle Malipiero, si trova poi la Galleria A+A, centro espositivo finanziato dal Ministero della Cultura Sloveno per la promozione degli artisti sloveni. Aperta dieci anni fa a Madrid, la galleria si è poi spostata a Venezia, dove oltre alle mostre organizza eventi, tavole rotonde e video proiezioni, in collaborazione con altre istituzioni cittadine. Durante la Biennale la galleria è sede del Padiglione sloveno.

Proseguendo lungo la Calle Malipiero si sbuca di nuovo in campo S. Stefano proprio di fronte all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, che da qualche anno propone anche mostre e attività legate all’arte contemporanea: dopo la mostra sul vetro, in cui erano esposte creazioni di giovani artisti e designers di tutto il mondo, ora gli spazi espositivi dell’Istituto ospitano in mostra la collezione di Pontus Hulten, curatore di mostre e direttore di vari musei europei, tra cui per alcuni anni Palazzo Grassi, dove organizzò tra l’altro la storica retrospettiva su Andy Warhol, e la mostra Futurismo, futurismi. Tra i tanti artisti in mostra, Tinguely, Rebecca Horn, Rauschenberg, Claes Oldenburg, Nam June Paik. Nell’ambito della mostra è stata organizzata una serata di proiezioni di film d’artista e un convegno sul ruolo e la figura del collezionista d’arte contemporanea. L’Istituto ospita inoltre convegni e simposi sulle arti.

Attraversando il ponte dell’Accademia (oppure in vaporetto: fermata linea 1 Accademia) e girando a sinistra, in pochi minuti si raggiunge Palazzo Venier dei Leoni, sede della Collezione Peggy Guggenheim. E’ infatti in questo palazzo incompleto affacciato sul Canal Grande che Peggy, nipote di Solomon R. Guggenheim, fondatore dell’omonimo museo di New York, stabilì nel dopoguerra la sua residenza europea e qui trasportò la sua collezione, iniziata durante la guerra e proseguita negli anni attraverso una vera e propria forma di mecenatismo contemporaneo. La collezione di Peggy comprende opere di Picasso, Max Ernst, Calder, Mirò e Pollock, tra gli altri. Il giardino ospita sculture di Max Ernst, Giacometti, Jean Arp, Mario Merz, Henry Moore, e Anthony Caro, in parte provenienti dalla collezione di Peggy e in parte dalla Raymond and Patsy Nasher Sculpture Collection di Dallas, Texas.
Da alcuni anni il museo si è arricchito di importanti opere di artisti italiani (Carrà, Sironi, Morandi, Balla, Boccioni) provenienti dalla collezione Gianni Mattioli. La Guggenheim ospita anche regolarmente mostre temporanee come quella attuale di Fontana che raccoglie le sue opere del periodo Veneziano confrontate con quello newyorkese., è inoltre godere di una spettacolare vista sul canale dalla terrazza de museo che come una zattera galleggiante nel cuore della via d'acqua che attraversa la città,  in questa suggestiva atmosfera si puo' immaginare Peggy in conversazioni con uno dei tanti artisti che si sono succeduti nella sua casa.

 

 

 

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