L’itinerario che vi proponiamo qui è un percorso che attraverso l’arte e la storia di Venezia vi porterà alla scoperta delle diverse tradizioni religiose che, nel corso dei secoli, hanno partecipato alla vita politica e sociale della città e che ancora oggi sono una viva testimonianza del suo passato.

Per apportare vitalità e proteggere i suoi interessi marittimi e i suoi scambi commerciali con l’Oriente, la Serenissima ha sempre accolto e si è sempre fatta garante della tutela della giustizia e del rispetto dell’individuo e dell’integrazione tra etnie, senza distinzione di costumi, colori e religioni. 
Armeni, cristiani, ebrei, ortodossi si sono incontrati in questa città che per sua natura, per la sua struttura sociale e  per la sua vocazione economica è da sempre aperta ai rapporti con culture diverse.

Questa sua tolleranza unita ad una certa autonomia rispetto alla chiesa di Roma, hanno contribuito a popolare Venezia e la sua laguna, di confessioni religiose diverse.
Un crocevia di popoli e di fedi religiose che ha partecipato ad arricchire il patrimonio artistico veneziano e a fare di Venezia, città in origine cristiano-cattolica, una civiltà ricca di testimonianze delle diverse culture, tuttora evidenti nei suoi monumenti, nelle sue opere d’arte e nelle sue tradizioni.
L’esigenza di affermare la propria diversità culturale e religiosa indusse le numerose comunità straniere emigrate in città a edificare un proprio specifico luogo di culto dando vita ad un intreccio armonioso di forme architettoniche e di tradizioni artistiche.

Possiamo rivivere le tappe di questa storia che nel corso dei secoli ha visto sorgere e svilupparsi in laguna diverse comunità religiose, attraverso le tracce tuttora presenti di questo passato, che ha unito indissolubilmente Venezia e l’Oriente, contribuendo ad alimentare il mito di Venezia come “porta d’oriente”.

Questo percorso, partendo dal complesso architettonico che racchiude la chiesa greco-ortodossa di San Giorgio dei Greci, vi porterà dentro al Ghetto Ebraico, per approdare infine sull’isola-monastero di San Lazzaro degli Armeni, alla ricerca delle tracce di una storia scritta nelle pietre e nei giardini e custodita per secoli da questa città.

 

Cenni storici

San Giorgio dei Greci
I legami politici, commerciali e culturali di Venezia con l’Impero Romano d’Oriente sono conosciuti sin dalle sue origini e riecheggiano ancora oggi nei fasti dei suoi simboli architettonici, e nei nomi di santi e profeti a cui sono dedicate le innumerevoli chiese veneziane: San Zaccaria, San Giorgio, San Teodoro e molti altri. Questo ci spiega anche perché la più antica confessione cristiana presente a Venezia è quella dei Greci Ortodossi, che per le loro attività economiche e gli scambi commerciali si stabilirono a Venezia già nel XI secolo, allestendo proprie strutture religiose e di assistenza.
A testimonianza dell’affinità e dell’amicizia che la legava a Bisanzio, Venezia conserva numerose reliquie provenienti da Costantinopoli e i manoscritti greci che costituirono il nucleo iniziale di testi della Biblioteca Marciana, donati alla città dal cardinale  Bessarione, ambasciatore a Venezia nel 1400.
Con l’invasione dei Turchi e la caduta di Costantinopoli la comunità greca presente a Venezia aumentò considerevolmente, ottenendo dalla Serenissima il riconoscimento come Confraternita dei Greci-Ortodossi, l’autonomia dalle locali autorità cattoliche e la concessione di un proprio luogo di culto e punto di riferimento nella chiesa di San Biagio, sostituita nel XVI secolo da San Giorgio dei Greci, la più antica chiesa costruita dalla diaspora ortodossa in Occidente.
Attorno alla chiesa furono costruiti in seguito altri edifici adibiti ad ospitare la Confraternita, l’ospedale e una scuola greca che, divenne un centro di grande importanza culturale ed editoriale per la diffusione della cultura ellenica in tutta Europa.
Nonostante molti greci siano emigrati dopo la caduta della Serenissima, a Venezia la chiesa è tuttora sede della Chiesa Greco-Ortodossa d’Italia che vi si riunisce in occasione delle sue suggestive e sontuose celebrazioni liturgiche, a cui vale la pena di assistere se avete l’occasione di trovarvi da queste parti nel periodo della Pasqua.

Ghetto Ebraico
Anche la comunità ebraica era presente a Venezia per ragioni commerciali già prima dal XIV secolo ed ebbero rapporti costanti con la città e i suoi abitanti, nonostante fossero confinati in una zona della città, denominata “ghetto”.
Tra i suoi tanti primati Venezia vanta quello del più antico e meglio conservato fra i quartieri ebraici del Vecchio Continente.
Ne fa fede la genesi genuinamente veneziana del termine 'ghetto', derivante da 'getto' e riferito alle fonderie che sorgevano nella zona d'insediamento medievale dei primi ebrei tedeschi, cui si deve la trasformazione gutturale della parola.
Le sinagoghe, o "Scole", del ghetto veneziano vennero fatte costruire, tra il primo quarto del 1500 e la metà del 1600 dai vari gruppi etnici: sorsero così le Scole askenazite Tedesca e Canton, la Scola Italiana, le Scole sefardite Levantina e Spagnola.
Nel 1719 nel ghetto di Venezia vi erano ben nove sinagoghe, al servizio delle tre 'nazioni' compresenti - Todesca, Levantina e Ponentina - approdate in città nei secoli, a mano a mano che gli ebrei venivano espulsi dalle terre d'origine.
Singolare è il fatto che nel glossario cittadino al termine 'sinagoga' si sia preferito quello di 'scuola', coniato in origine per gli edifici di culto delle confraternite cristiane.
Rimaste intatte nel tempo, malgrado alcuni interventi posteriori, queste sinagoghe testimoniano il valore del ghetto di Venezia, le cui altissime case, divise in piani più bassi della norma, dimostrano quanto fosse aumentata attraverso gli anni la densità della popolazione.
E sebbene dopo la caduta della Repubblica Napoleone decretò la fine della segregazione e l'equiparazione degli ebrei agli altri cittadini, gli ebrei residenti a Venezia diminuirono notevolmente in seguito alle persecuzioni naziste.
Anche se oggi è ridotta a circa 500 membri la comunità ebraica di Venezia continua ad essere attiva.
Quello che fu il primo ghetto d'Europa è oggi un vivo e frequentato rione della città dove permangono tuttora le istituzioni religiose e amministrative ebraiche e cinque sinagoghe.

San Lazzaro degli Armeni
Anche la comunità degli Armeni è stata una presenza religiosa forte e radicata nella laguna, che, godendo di un certo prestigio presso l’autorità locale, fu accolta con grande considerazione nell’isola di San Lazzaro già nel 1715 quando l’Abate Mechitar fuggito da Modone invasa dai Turchi, giunse a Venezia con la sua congregazione monastica. Prima adibita a Lazzaretto, l’isola venne ceduta.
Riedificata la chiesa e il convento, Mechitar si adoperò per diffondere il sapere in Oriente, anche con l'aiuto di giovani connazionali da lui accolti ed istruiti.
Opere scientifiche, letterarie e religiose venivano tradotte in armeno da diverse lingue: dopo la sua morte, venne fondata una tipografia poliglotta (1786) che poté efficacemente sviluppare il progetto di Mechitar. Nacque così un'istituzione che si chiamò dei Padri Armeni Mechitaristi, che fu col tempo arricchita dai lasciti di facoltosi armeni.
Il monastero sfuggì alle soppressioni napoleoniche in quanto Napoleone considerò la Congregazione dei Padri Armeni un'accademia letteraria.
Annessa al Monastero sorge la chiesa di San Lazzaro, di origine gotica, che fu ricostruita nel XIX secolo, dopo un incendio. Ancora oggi attorno alla chiesetta e al piccolo chiostro ferve un luogo di preghiera e di studio, essendo S. Lazzaro una vera e propria piccola armenia nel cuore della Laguna, abitata da una trentina di monaci dediti alla cura e alla conservazione della cultura armena.
Nella piccola isola si trova il monastero dei Padri Armeni, la cui biblioteca conserva un bell'affresco di G.B.Tiepolo, oltre a opere di Palma il Giovane e S.Ricci. Molte sono le opere d'arte conservate e i reperti archeologici egiziani, orientali e romani; oltre ad una ricca collezione di manoscritti armeni.

 

1°tappa (2h): scendete alla fermata S. Zaccaria e dalla Riva degli Schiavoni infilatevi in calle della Pietà, accanto all’omonima chiesa, seguendo la Salizada dei Greci arriverete davanti al complesso architettonico che racchiude la chiesa greco-ortodossa di San Giorgio dei Greci, uno dei luoghi di culto realizzati da una comunità straniera a Venezia tra i più ricchi di arte e di storia, e gli edifici circostanti, che ospitano l’Istituto Ellenico di studi Bizantini e il Museo delle Icone, antica sede dell’ospedale.
Il silenzio e la bellezza che regnano in quest’oasi artistica e spirituale vi trasporteranno fuori dal tempo, lontano dalla confusione e dal viavai di turisti e veneziani che gravitano attorno a piazza San Marco, a pochi passi da qui. La costruzione della chiesa risale al 1564 e vanta di nomi di architetti famosi, quali Sante Lombardo, Bernard Ongarin e Giannantonio Chiona.
Accanto all’austera ed elegante facciata della chiesa sorgono il cinquecentesco campanile pendente e i due edifici barocchi di Baldassarre Longhena, mentre alle sue spalle, sotto le absidi  potrete visitare il piccolo, antico cimitero.
All’interno della chiesa in mezzo allo splendore dell’oro che decora la maestosa iconostasi, quasi tutta opera del cretese Michele Damaskinòs, sono raccolte le opere dei più importanti pittori greci dell’epoca.
Dopo la visita della chiesa, vi consigliamo di fermarvi nell’adiacente sede della Confraternita dove, al primo piano si trova il Museo delle Icone, inaugurato nel 1959 e radicalmente ristrutturato nel 1999, che custodisce le icone bizantine e post-bizantine più importanti della collezione della Confraternita ma anche codici miniati, paramenti sacri ricamati in oro appartenenti agli arcivescovi di Filadelfia e oggetti di piccolo artigianato di notevole interesse e di grande valore storico ed artistico.
Usciti dal museo, una scala ovoidale vi porterà al secondo piano, nella bellissima sala del Capitolo della Scuola della Confraternita, attuale sede dell’istituto Ellenico, dove di tanto in tanto vengono allestite esposizioni di arte greca contemporanea.

2°tappa (3h): Seguite la fondamenta S. Lorenzo che costeggia il rio dei Greci fino a Campo S. Lorenzo, poi proseguite fino alla Barbaria delle Tole che vi porta direttamente in campo S.S. Giovanni e Paolo, dove potrete fermarvi ad ammirare la splendida facciata della chiesa.
Attraversando il ponte delle Erbe a sinistra vi ritroverete alla Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, da qui, attraversando il campo S. Maria Nova, prendete la calle della Malvasia che vi porta in campo S. S. Apostoli.
Proseguite per un tratto di strada nova fino alla Ca’ d’Oro, attraversate il ponte e svoltate a sinistra, percorrete la fondamenta San Felice fino alla fine, svoltate a sinistra e vi ritroverete lungo la fondamenta della Misericordia.
Percorrete la fondamenta finché arriverete al Ponte del Ghetto Novo, punto d’accesso al Ghetto Ebraico, antico quartiere che dal 1527 ospitò, per volere della Serenissima, tutti gli ebrei della diaspora che si trovavano a Venezia e che prima erano dislocati nell’isola della Giudecca.
In questa zona appartata e tutta da scoprire della città lagunare vi sembrerà di trovarvi in una città nella città, riconoscibile per le sue cinque sinagoghe e le sue altissime case.
Il quartiere si trova nel sestiere di Cannaregio, non distante dalla stazione ferroviaria, al margine degli itinerari turistici più frequentati.
L'atmosfera d'altri tempi e l'inconfondibile fisionomia della zona, con calli e campielli bordati da case altissime, è uno dei motivi che rendono questa tappa irrinunciabile.
Nel ghetto potrete scoprire le cinque sinagoghe, tanto sobrie all'esterno quanto sontuose all'interno.
Caratteristica peculiare delle sinagoghe veneziane è la pianta rettangolare, con arca santa e podio che si fronteggiano sui lati minori mentre i banchi sono allineati su quelli maggiori. Alle pareti, citazioni bibliche in ebraico; caratteristici, gli arredi, con lumiere in ottone e argento, e gran profusione di tessuti preziosi e tendaggi rossi.
Nel Campo del Ghetto Nuovo restano tre sinagoghe, fondate nel 500, celate dietro facciate di edifici preesistenti: la Scuola Grande Tedesca, la Scuola del Canton e la Scuola Italiana. Nel campiello delle Scuole, al centro del Ghetto Vecchio, se ne trovano altre due, la Scuola Levantina e la Scuola Spagnola, d'analoga fondazione ma riprese con un certo sfarzo architettonico nel Seicento.
Il Museo Ebraico, che si trova nel campo del Ghetto Novo, presso la Scuola Grande Tedesca, raccoglie secoli di storia della comunità ebraica di Venezia: paramenti pregiati, arredi sacri, contratti nuziali, argenti di varia manifattura e provenienza quali interessanti esempi di oggetti rituali ebraici dal sei all'ottocento, tra cui gli oggetti legati al culto e alle festività ebraiche, dallo Shabbat, il giorno dedicato alla preghiera, a Pesaq, la Pasqua ebraica e il Rotolo della Legge (Sefer Torah), con tutto il suo corredo. 

Se avete un’altra giornata a disposizione, vi consigliamo di completare questo itinerario con un'escursione al suggestivo cimitero ebraico del Lido e con una degustazione delle inimitabili specialità della cucina ebraica in laguna.
Usciti dal portico, dove una volta c’era un cancello che indicava il limite del Ghetto Vecchio, svoltate a sinistra e prendete il Rio Terà San Leonardo, che vi riporterà sulla Fondamenta della Misericordia, da dove, ripercorrendo la stessa strada, tornerete all’imbarcadero di San Zaccaria, punto di partenza della terza tappa del nostro itinerario.

3°tappa (4h): Prendete il vaporetto e arriverete sull’isola di San Lazzaro degli Armeni in tempo per l’unica visita guidata giornaliera, durante la quale un monaco vi accompagnerà alla scoperta di quest’isola monastero, eremo silenzioso immerso nella laguna centrale.
Scesi dal vaporetto percorrendo un viale lastricato arriverete al Monastero, edificato nel XVIII secolo, attorno al quale si estende un giardino ben curato e decorato dai padri armeni. 
Attraverso un cancello in ferro si accede al suggestivo chiostro e al corridoio che porta alla chiesa di San Lazzaro, dove sono conservati splendidi medaglioni mosaicati che ritraggono i più importanti santi armeni.
La visita continua salendo al primo piano del monastero, dove si trovano il Museo e la Biblioteca Mechitarista.

Nella sala dei manoscritti sono raccolti e conservati ben 4500 codici, spesso decorati da preziose miniature. Nel gabinetto scientifico, si trova un’interessante collezione di storia naturale e un’avviata tipografia. Una sala del convento è inoltre dedicata a George Byron, poeta che amava molto ritirarsi in questo luogo di meditazione e di studio.

 

 

Visita su prenotazione 

 Tel. +39 0415200988 

incoming@parkviaggi.it

 

Durata indicativa del percorso: una giornata

 

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