Gondola ovvero arca, o cassa, dall’antico etimo greco. Forse uno spazio chiuso, protetto, entro il quale stavano custoditi i pochi preziosi averi dei primi abitanti della laguna.
Sin dai tempi più antichi la barca è stata l’elemento chiave da cui dipendevano la vita o la sopravvivenza di Venezia.

Ogni tipo di imbarcazione veniva costruita tenendo presente le esigenze imposte dalla struttura dei canali e dalla loro tortuosità, unita alle insidie dei bassi fondali. La mancanza della chiglia e del timone faceva sì che le barche, dal fondo piatto, potessero essere manovrate mediante l’uso di un solo remo, dal barcaiolo che sta in piedi a poppa. Questo uso caratteristico del remo appartiene alla cosiddetta “voga alla veneta”. Tale tipo di voga è peculiare in tutte le barche veneziane, che possono vantare di possedere un tipo singolarissimo di scalmo detto “forcola” in veneziano. La “forcola” è ricavata da un quarto di tronco di legno, di solito il noce, di circa 60 cm. Di diametro.Ha una forma assai complessa che varia a seconda delle caratteristiche del corpo e dello stile di voga di ogni vogatore.

E’ solo sfruttandone appieno la forma che il gondoliere, manovrando il remo con perizia, riesce a imprimere alla gondola qualsiasi direzione di moto. Le forcole vengono tutte costruite a mano, lavorando legni rinomati per la loro elasticità, con l’ausilio di attrezzi che solo esperti artigiani soo in grado di usare.

Oggigiorno vengono utilizzate sia dagli amanti della voga alla veneta che come oggetti di artigianato tipico veneziano da esibire come opera d’arte. Una forcola è addirittura esposta a New York al Metropolitan Museum! I costruttori di forcole si chiamano “remeri” e oltre a queste costruiscono anche i remi, che la Serenissima continuava a richiedere in enorme quantità. A Venezia sono ormai in pochissimi a continuare la tradizione del suddetto mestiere, tra questi: F. Furlanetto, S.Pastor e P. Brandolisio.

La grandezza di Venezia e la sua potenza sono sempre state indissolubilmente legate alla sua vocazione marinara, pertanto alla produzione di un nutrito numero di imbarcazioni che venivano realizzate in un luogo fulcro per questa attività : l’ Arsenale.

L’ Arsenale occupava una vasta area di Castello, e dava lavoro a migliaia di operai fino a tempi relativamente recenti. Esistevano comunque altri piccoli cantieri dove si costruivano le barche; tali cantieri erano e sono ancora oggi chiamati “squeri”.

Negli squeri i “maestri d’ascia” si tramandavano di padre in figlio i segreti della lavorazione dei legni e la brillantezza dei colori, della dipintura e degli intagli decorativi. Nella costruzione delle gondole, in particolare, vengono usati 8 tipi di legno pregiato: il rovere, il ciliegio, il larice, il tiglio, il noce, il mogano e l’olmo. Ognuna di queste essenze viene utilizzata per realizzare componenti specifiche della barca, lavorata a mano utilizzando gli attrezzi della tradizione: l’ascia, la pialla, la sega e il martello. Le curvature delle tavole sono ottenute naturalmente bagnando e scaldando il legno con il fuoco. La linea della barca a poppa viene progettata tenendo conto del peso del proprietario e per le misurazioni si usa ancora il piede veneto, il più adatto all’operazione. La gondola ha una curiosa forma a mezza luna, perché poggia sull’acqua solo una piccola parte del suo scafo allo scopo di diminuire l’attrito. E’ inclinata sul fianco destro rispetto al pelo dell’acqua e viene mantenuta in equilibrio dal remo sulla forcola e grazie al gondoliere che, dalla parte opposta, riesce a manovrarla con grande abilità.

Le antiche gondole erano provviste di una copertura arcuata, chiamata “felze” e decorate da preziose stoffe e tappeti. Per evitare le ostentazioni di ricchezza, i magistrati deliberarono di usare un solo tipo di stoffa per il “felze”: un panno di lana di colore nero chiamato “rascia”.

Gli “squeraroli” facevano parte della Scuola di Arti e Mestieri e la loro sede sorgeva presso la chiesa di S. Trovaso, dove ancora oggi si trova uno squero. Attualmente, solo pochi squeri sono rimasti in attività: Tramontin, Coop. Di S. Trovaso, a Dorsoduro, Crea e Dei Rossi alla Giudecca.

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